La Città Del Sole

il crepuscolo della ragione in autodrammaturgia

sabato 25 novembre 2023 ore 21,00 e domenica 26 ore 16,30

con Moreno Agnella e Ruggero Dinoia
regia  Francesco Mazza
musiche originali Eugenio Mazza
scenografia Caterina Belloni
foto di scena Laura Beretta

Connie, una portoricana di New York che vive una vita da emarginata viene etichettata come ” malata di mente” e rinchiusa in manicomio. Connie è però sintonizzata sul futuro; è in grado di comunicare con l’anno 2137 o forse solo di sognarlo, di immaginarlo vividamente come proiezione del presente. Momo e Rojo immersi in uno spazio indefinito e surreale, nel bel mezzo di un trasloco, si pongono domande su Connie e con un indefinito e disperato ottimismo proiettano il loro presente dentro la storia stessa. Dapprima con cautela, poi sempre con più convinzione, incollano frammenti di vissuto, uno sopra l’altro, come manifesti sovrapposti che in una sorta di “Decollage”, ogni volta che se ne strappa un pezzetto si svela ancora un altro frammento, parziale, oscuro, nascosto, che li angoscia o li rende irragionevolmente euforici, mentre li spinge verso una Apocalisse esistenziale, verso la follia utopica che li trascina in un vortice emotivo tra presente e possibilità di futuro, che li fagocita totalmente e li consegna allo sfacelo del dubbio. Pensiamo che forse per conquistarsi il futuro, bisogna prima sognarlo.

Il Cunto Di Riccardo III

sabato28 ottobre ore 21,00, domenica 29 0re 16,30
Argómm Teatro
IL CUNTO DI RICCARDO III                                        dedicato a Nino Pristeri
da Shakespeare in autodrammaturgia
con Gianni Lamanna e Francesco Mazza
marionette di Antonio Colavitti
burattini di Barbara Baldessari
luci Mariangela Eterno
oggetti Scenici Eugenio Zanon

Il Cunto di Riccardo Terzo  nasce nella Casa Circondariale di San Vittore. Al settore Penale abbiamo lavorato con Nino, un attore detenuto calabrese che faceva parte del nostro gruppo di lavoro, su Riccardo III e la guerra delle due rose. La nostra ricerca ci ha condotto a il “cunto” di un cantastorie che parla del proprio vissuto e paragona la guerra delle due rose alle faide delle “famiglie” calabresi e siciliane. La storia è stata ispirata dalla forte personalità di Nino, che si riconosceva in un  passato dello stesso travaglio del personaggio di Riccardo III. Il detenuto attore con molto coraggio accettò  di ripercorrere attraverso la mediazione del  cantastorie questo “viaggio”. La tecnica narrativa che si rifà, per ovvie ragioni, al teatro povero di grotowskiana memoria, ci conduce attraverso il giullare narratore al giullare drammatizzante e quindi al cantastorie, che si fa carico da solo di restituire la totalità drammatica con l’ausilio di burattini, marionette, una chitarra, piccoli strumenti sonori ed elementi scenici fortemente simbolici. Così l’essere affabulatore si fa anche attore rappresentativo. In questo contesto, la recitazione non può esprimersi che per ciò che è: una operazione artificiale, ovvero simbolica, che pretende credito non tanto in virtù della verosimiglianza , ma per coerenza dei segni che mette in gioco. Fra i testi che compongono il dramma, oltre naturalmente al Riccardo III di Shakespeare, ve ne sono alcuni di poeti siciliani del 500 come Antonio Veneziano e Giovanni Meli, mentre il prologo, i versi in rima del cantastorie, l’epilogo e l’esodo sono dello stesso Nino. Oggi la ripresa di questo spettacolo, vuole essere una testimonianza di un lavoro che non vada perso e che con la sua visibilità venga riconosciuta anche la profonda e sincera poesia di Nino.