SI SOGJ DIMURI

5 aprile 2014 h. 21.00
SI ZOGJ DIMURI
come uccelli d’inverno
Argómm Teatro/ENSEMBLE

Lucio Bardi chitarre  mandola
Livio Andronico chitarra classica
Massimo Spinosa basso
Francesco Mazza canto chitarra mandola
luci e  suono Eugenio Mazza
organizzazione Alessia Caldara

Uccelli Migratori

Si Zogj dimuri, come uccelli d’inverno. Uno spettacolo musicale pensato e scritto dal regista, attore e musicista Francesco Mazza in collaborazione con Lucio Bardi, Livio Andronico e Massimo Spinosa. La musica è la sostanza e il filo conduttore che accompagna e lega insieme un’attenta e poetica riflessione sulle migrazioni del passato e dei nostri tempi.
Si sogj dimuri, vuol dire come uccelli d’inverno in arbëreshe, albanese antico del 1400.
L’ arbëreshe è la lingua di una cinquantina di comunità di origine albanese stabilitesi dopo la diaspora nel sud Italia per fuggire dalla dominazione turca. Quindi una resistenza linguistica di cinque secoli, una minoranza etnica, una tradizione fatta di rapsodie, filastrocche, ninna nanne e naturalmente canti d’amore. Uno spettacolo fatto di musica e immagini che parla di nuove e antiche migrazioni: gommoni, lotte, nostalgie, benessere e sentimenti condivisi raccontati non solo con i canti della tradizione ma anche con nuove e originali canzoni. Il progetto riscopre l’ arbëreshe, la lingua ancestrale delle prime comunità albanesi in Calabria, un idioma che per decenni è rimasto nascosto, quasi sussurrato, e che ora rivive, grazie a queste note, riportando tutta la forza di uno sradicamento culturale, di una fuga iniziata cinque secoli fa e che ha visto interi paesi di cultura arbëreshe emigrare per la sopravvivenza. Un flusso mai concluso. Una diaspora sempre viva, oggi come allora, in musica.

NELLE CITTA’ D’ASFALTO

21-23 Febbraio 2014 ore 21.o0 domenica 23 ore 16.00
NELLE CITTA’ D’ASFALTO
ovvero:  dell’innaffiare l’assurdo giardino
di  Donatella Bardi
viaggio immaginario attraverso il teatro e il cabaret tedesco nella prima metà del Novecento
su testi di K. Valentin, B. Brecht e musiche di K. Weill e Frederick Hollaender
musiche e testi: a cura di Donatella Bardi e Francesco Porfido
direzione musicale e trascrizioni: Lucio Bardi e Livio Andronico
luci: Francesco Ficara
con Livio Andronico 
chitarra classica, Lucio Bardi chitarre,
Francesco Porfido 
voce, Francesco Mazza canto e chitarra accompagnamento,
Edi Quaggio canto
regia Francesco Mazza 

asfalto

Perché il cabaret e perché il cabaret tedesco?
La qualità delle composizioni poetiche e musicali basterebbe, da sola, a giustificare tale scelta. Il cabaret e proprio il “cabaret tedesco e in particolare berlinese”, in virtù dei contrasti che ne contraddistinguono il contesto sociale nel quale è nato e si è sviluppato, evoca lo spettro della guerra, per altro, tutto sommato recente, le discriminazioni, l’impegno sociale, le grandi tradizioni letterarie e linguistiche, teatrali e culturali. Il cabaret come parodia della società tedesca, dal primo Novecento fino alla fine della seconda guerra mondiale, quindi come metafora di tutte le società nelle quali siano presenti contrasti sociali e discriminazioni. Cultura, dolore, ironia, bellezza. Esiste un posto, in ognuno di noi, dove non solo è possibile, ma doveroso, legittimo, esprimere i propri sentimenti, gioire, urlare il proprio dolore, manifestare il proprio dissenso.

Dream Machine

25 Gennaio 2014, ore 21.30
“Dream machine”
Diego Ruvidotti
, tromba, flicorno
Niccolò Cattaneo, organo
Piero Borri, batteria

Dream machine

Dream Machine va a pescare nella memoria e, attraverso l’improvvisazione collettiva e dialogica, distilla paesaggi sonori sorprendenti. La musica di Dream Machine, libera da rigidi stilemi, è fortemente evocativa ed accompagna lo spettatore, come la colonna sonora di un flm, in un percorso nel suo immaginario. Come in un sogno, basta un segno, un richiamo, un accento per trovarsi proiettati in un nuovo scenario. Gli elementi tematici, composti da Diego Ruvidotti, sono solo spunti da cui immergersi o a cui approdare.